CELEBRITÀ' SULLE SCENE LONDINESI DEL 1900

I migliori attori dell’epoca nell’obiettivo dei migliori fotografi dell’epoca

testo di Jemima Levy • fotografie di W.& D. Downey, Alfred Ellis, Window & Grove e altri (Barnum Archive) • con una nota tecnico-bibliografica di Massimo Pacifico

 

Sono nata in una famiglia molto coinvolta nelle vicende del teatro londinese del ‘900 (beh, non proprio in quelle dei primi anni ) e uno dei più vividi ricordi della mia infanzia è legato al lungo corridoio della nostra fattoria nell’Oxforshire, tutta di pietra come usava ai tempi di Giacomo I. Alle sue pareti, su due file che si fronteggiavano, erano allineate, esposte in cornici nere e dorate, piccole immagini d’epoca di attori in scena. Non erano a colori, come quelle che seguono, ma le espressioni dei visi erano forti e i costumi sontuosi. Mi affascinavano molto e ogni volta che percorrevo il corridoio, diretta alla camera da letto dei miei genitori, sognavo di essere destinata a quel mondo. Non accadde, ma quei sogni adolescenziali ancora occupano uno spazio nel profondo del mio cuore.

 Per secoli il Teatro a Londra ha celebrato i suoi fasti. Nella prima metà del XIX° secolo, però, forse a causa dei troppi ammiccamenti dei testi al gusto popolare, la classe più facoltosa e borghese rivolse le sue attenzioni all’Opera. Le platee dei teatri di prosa divennero rumorose e maleducate. Non era difficile che ad attori maldestri fosse riservato persino il lancio di torsoli di mele o di bottiglie vuote. Imperversavano le operette, e gli spettacoli del circo riscuotevano il favore della massa. All’Opera era previsto anche un appropriato abbigliamento, obbligatorio per chi sedeva nei palchi e nella prima galleria. Ci si rivolgeva a questi spettatori come a “quelli dei palchi”.

Alla fine del secolo la platea rimpiazzò la fossa dell’orchestra e divenne, con i palchi, il posto per osservare ed essere osservati. Se non c’era più un obbligo ufficiale all’abito da sera, non indossarlo era considerato un comportamento contrario alle buone maniere. Si diffuse allora l’abitudine alla clacque, composta da amici degli attori o degli autori e da mercenari appositamente assoldati. Si cercava anche il consenso prezzolato delle recensioni di firme famose, e, se i giornalisti si prestavano al gioco, ai loro pezzi si affibbiava il nomignolo spregiativo di PUFF. Con l’ammodernarsi dei teatri nel West End e con repertori più selezionati si tentò di riconquistare l’attenzione delle classi benestanti già a metà del secolo. La regina Victoria in prima persona promosse la frequentazione dei teatri che erano “destinati a produrre un dovizioso raccolto nel futuro”.  Oscar Wilde, una delle figure più importanti dell’epoca, contribuì non poco con le sue brillanti commedie al successo delle scene. E non bisogna dimenticare che l’arrivo dell’illuminazione elettrica consentì effetti di luce prima inimmaginabili e che anche l’architettura interna gli spazi, con una netta separazione tra palcoscenico, proscenio e platea contribuirono a fare del teatro londinese un’unicum. La vastità delle scene condizionò anche i toni della voce e i gesti degli attori costretti a esagerazioni che ebbero molto successo.

Le eccezionali immagini che BARNUM offre ai suoi lettori ben rappresentano l’essenza di quei tempi del Teatro di Londra.

Signore e Signori, questo è l’ultimo campanello. Accomodatevi, si alza il sipario…

Moody copia 2



Nota tecnico-bibliografica (Massimo Pacifico)

Le immagini qui proposte sono una vera rarità. Provengono da un esemplare, egregiamente sopravvissuto, della pubblicazione, senza data, ma quasi certamente apparsa proprio nell’anno d’inizio del XX secolo, dal titolo Celebrities of the Stage (Celebrità sulla Scena) con i testi di Boyle Lawrence e la cura editoriale alla casa editrice di George Newnes che aveva un indirizzo di tutto rispetto: Southampton Street, Strand, W.C. . E di tutto rispetto fu la carriera di questo giornalista e editore che nel 1891 aveva fondato The Strand Magazine (sulle cui pagine comparvero per la prima volta le avventure di Sherlock Holmes) e che già pubblicava, con enorme successo The Wide World Magazine e Country LifeLiberal, membro del parlamento a più riprese, fu anche promotore della linea ferroviaria che univa Lynton a Barnstaple, nel North Devon, dopo essere stato nominato Baronet of Wildcroft. Con lo stesso titolo di Celebrities of the Stage, Newnes pubblicava, sempre a Londra, un settimanale con le fotografie degli attori che calcavano le scene dei maggiori teatri e la loro biografia e, con buona probabilità la raccolta è una sorta di annuario di pregio, anche per il grande formato (ca. 26×36 cm. con le immagini che misurano 19×25 cm.). Che Sir Newnes fosse un gentiluomo di gran gusto, e grandi pretese, si desume anche dai nomi dei fotografi che firmano le immagini riprodotte, per l’epoca, in una impeccabile tricromia. Le immagini scattate in bianco e nero e quindi acquerellate con maestria encomiabile portano spesso la firma W.& D. Downey, studio fotografico tra i più apprezzati di Londra. 

 All’atelier dei due fratelli William (1829 – 1915) e Daniel (1831 – 1881) si devono alcuni tra i più importanti ritratti della Londra vittoriana. A William fu affibbiato l’appellativo di fotografo della regina dopo che già negli anni ‘60 aveva fotografato la tenuta di Balmoral. Aveva studio in Ebury Street S.W. e padroneggiava, come risulta dalle immagini, la luce con destrezza oltre ad essere un abile regista. All’epoca di questi scatti Daniel, che era responsabile dell’altro studio della ditta a Newcastle, era già scomparso, ma l’iniziale del suo nome compariva ancora nella sigla delle fotografie. I fratelli collezionarono più di cento ritratti della regina e al loro indirizzo di Londra facevano la coda scrittori, imprenditori di successo, e soprattutto celebrità del palcoscenico. Sarah Bernhardt annotò sull’Album dell’atelier: “Caro Amico Downey lei è il re dei fotografi e il più amabile degli uomini”. I politici non avevano invece necessità di recarsi, per avere un ritratto, in Ebury Street perché già nel 1863 i Downey avevano allestito una sala di posa all’interno della Houses of Parliament nella quale si accomodarono a turno, tutti i parlamentari, inclusi William Ewart Gladstone e Lord Palmeston.

Altri fotografi noti per i loro ritratti di attori, alcuni compaiono qui di seguito, furono Alfred Ellis che aveva studio in Upper Baker Street, al 20, e Window e Grove situati al 63 di Baker. Si saranno mai imbattuti in Sherlock Holmes che abitava al 221b?


 

Irene Vanbrugh

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