SCRIBNER’S MAGAZINE: LA RIVISTA CHE DIFFUSE E DIFESE IL SECONDO ROMANZO DI HEMINGWAY

La censura di “Addio alle Armi” a Boston, nel 1929

testo di Jemima Levy • illustrazioni dall’ Historical Barnum Press Archive

Nel gennaio del 1887 la casa editrice Charles Scribner and sons lanciò il primo numero dello Scribner’s Magazine, che, per complesse vicende societarie intervenute all’interno del primo nucleo di soci, rimpiazzava l’originaria Scribner’s Monthly: an illustrated magazine for people, fondata nel 1870.

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L’editore investì mezzo milione di dollari del tempo per dare vita alla rivista e competere con Harper’s Monthly e Atlantic Monthly affermatissime pubblicazioni mensiliUna delle più eclatanti innovazioni che la rivista introdusse nel corso della sua esistenza fu la stampa di una intera pagina a colori, nel 1900, cosa che fece sensazione nel mondo dei periodici illustrati.

SCRIBNEREdward L. Burlingame, il direttore designato, invitò a collaborare alla sua rivista i migliori artisti e illustratori in circolazione e introdusse al giornalismo giovani talenti della scrittura che divennero, col passare degli anni, autori affermati e assidui collaboratori della casa editrice.

Altra notevole innovazione della rivista fu il grande spazio riservato alla pubblicità, di prodotti di ogni tipo. I contenuti erano firmati da talenti della letteratura del calibro di John Thomason, Elisabeth Woodbridge Morris, Henry James, Francis Scott Fitzgerald, Clarence Cook, Ernest Hemingway, Alan Paton, and Thomas Wolfe e persino del presidente Theodore Roosevelt.

Era una tradizione editoriale degli Scribner che avevano sempre dato spazio alla qualità in ogni settore: dalla narrativa alla saggistica che introduceva idee innovative, alla poesia, all’umorismo, al poliziesco, senza tralasciare la gastronomia.

I contributi del presidente Roosevelt, iniziati nel 1910 con African Game Trails, fecero incrementare le vendite che raggiunsero le duecentomila copie. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale la tiratura però conobbe un costante decremento.

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Nel 1928 la rivista cambiò formato e la prima copertina di questa nuova serie riproduceva un’ opera del famoso pittore Rockwell Kent. Il numero di maggio dell’anno seguente fu bandito dalle edicole di Boston a causa della pubblicazione, nelle sue pagine, della prima parte del romanzo A Farewell to Arms ( Addio alle armi ) di Ernest Hemingway per i contenuti ritenuti contrari alla morale corrente. In risposta all’episodio di censura la casa editrice divulgò questa nota: “Il solo fatto che Scribner’s Magazine abbia pubblicato A Farewell to Arms di Ernest Hemingway ne evidenzia il suo valore e la sua integrità. Il sig. Hemingway è tra i migliori e più apprezzati tra gli scrittori contemporanei. L’impedire la diffusione della rivista nelle edicole di Boston è un evidente uso improprio della censura che si concentra su alcuni passaggi dell’opera, senza tener conto degli effetti e degli intendimenti della storia nel suo complesso. A Farewell to Arms è in effetti un’opera squisitamente morale: è la storia di un amore bello e fedele, seppur nato, è vero, da un desiderio fisico. Se il bene può derivare dal male, se il bello può derivare dal grossolano, come può un autore descrivere il progresso di questa evoluzione se non può analizzare le condizioni dalle quali lo stesso si dipana? Se il Bianco può essere contrapposto al Nero per enfatizzarne il candore, la sua rappresentazione non può essere del tutto Bianca. Un dispaccio da Boston enfatizza il fatto che la storia non è una tesi contro la guerra. Il sig. Hemingway non aveva alcuna intenzione di scrivere un trattato di morale né di sostenere tesi di qualsiasi tipo. Il suo libro ha lo stesso valore di propaganda contraria alla guerra dei trattati di pace di Parigi firmati da Kellogg. Il romanzo, del quale è stata pubblicata solo la prima di tre parti, continuerà ad apparire sullo Scribner’s Magazine”.


La rivista cessò le pubblicazioni nel mese di maggio del 1939 a causa del calo delle vendite, in controtendenza con quanto succedeva per Harper’s Monthly e Atlantic Monthly, il cui successo non conosceva flessioni.


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