LE GUARDIE DEL CORPO DI LENIN ALLO SMOLNY

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Le guardie del corpo di Lenin allo Smolny

La moglie di John Reed (Dieci giorni che sconvolsero il mondo) si chiamava Louise Bryant e scrisse un racconto sui sei mesi vissuti anche da lei in Russia intorno alla rivoluzione del 1917. Louise amava frequentare i Trotsky che, come Lenin, vivevano all’Istituto Smolny, quartier generale della rivoluzione bolscevica. Scrive Louise, parlando della stanza di Trotsky: “Fuori della porta c’erano in permanenza due guardie rosse. Avevano l’aria minacciosa, ma erano in realtà molto simpatiche”.

Non si sa molto delle due guardie che stavano, senza divisa, fuori dalla stanza di Lenin – la numero 67 –, ma si sa qualcosa dell’Istituto Smolny, e di quello che era durante i primi mesi della rivoluzione. L’Istituto Smolny era una splendida e imponente costruzione di gusto palladiano fatta costruire da Caterina II a San Pietroburgo come Collegio della Società per l’educazione delle fanciulle nobili. Lenin, Trotsky ed altri commissari bolscevichi ci si trasferirono nei giorni immediatamente successivi alla rivoluzione. Vivevano nelle stanze dei professori (un letto e un tavolo da lavoro separati da un paravento), mentre nelle aule, come nella grande hall del piano terreno, si svolgevano continuamente riunioni confuse e rumorose. La rivoluzione stava iniziando – si era nel novembre 1917 – e nei corridoi dell’Istituto Smolny si trovava di tutto, meno che fanciulle nobili: fango sui pavimenti; cattivo odore di panni invernali sudati; gente che dormiva negli angoli e soprattutto urla, proclami contraddittori, tic tac delle macchine da scrivere, portaordini che correvano trafelati con la loro borsa dei telegrammi e infine fumo, fumo e poi ancora fumo acre e pungente di tabacco russo. Era questo, fino alle elezioni per la Costituente, il clima caotico della rivoluzione.

Ma le elezioni andarono male per i bolscevichi, che non esitarono a sciogliere la Costituente. Cominciò allora la lunga stagione autoritaria della storia russa. Guerra civile, burocrazia e fine delle libertà. Il trasferimento del quartier generale della rivoluzione dall’Istituto Smolny di San Pietroburgo al Cremlino di Mosca alla fine del 1917 accompagnò – secondo l’espressione di uno storico – la Russia verso l’abisso.

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