LA ABBAZIA DI AMORBACH

un significativo esempio di architettura civile e religiosa tra il barocco e il rococò in Baviera

di Massimo Pacifico


 

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L’Abbazia di Amorbach fu in origine un monastero benedettino situato nel distretto di Miltenberg in Bassa Franconia, Baviera, Germania: una delle quattro istituzioni carolinge destinate a diffondere il cristianesimo nella regione dell’Odenwald. Secondo la leggenda, il Gaugraf (conte) Ruthard chiamò nell’area il vescovo franco, Saint Pirmin, per creare un insediamento monastico con acclusa cappella all’ingresso della Otterbachtal. Un discepolo di Pirmin, un aquitano chiamato “Amor” trasferì il monastero nella sua posizione attuale nel 734. Nell’ 800 era una Abbazia Reale (Reichsabtei) il cui abate era direttamente responsabile nei confronti di Carlo Magno. Pipino lo unì al vescovato di Würzburg, nonostante le contestazioni dei vescovi di Magonza. L’abbazia ebbe un ruolo importante nella pianificazione di vasti tratti di foresta di cui il territorio era ricco e nell’evangelizzazione di aree limitrofe, in particolare della Sassonia. Nel 1446, il sacerdote Johannes Keck portò i reliquiari di un “Saint Amor” e di un “Saint Landrada” da Münsterbilsen, vicino a Maastricht, nella chiesa di Amorbrunn. Le reliquie attirarono frotte di pellegrini. In particolare dopo la fine della Guerra dei Trent’anni, nel 1648, si andò nell’Abbazia a pregare per la fertilità delle mogli. Nel 1656 i vescovi di Magonza e Würzburg si accordarono per il trasferimento di Amorbach sotto il controllo, spirituale e territoriale, dell’arcivescovo di Magonza. Ne derivarono importanti lavori di edificazione.

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Nel 1740 il sito fu completamente rinnovato nello stile tardo barocco/primo rococò, di cui rimane un esempio significativo, sotto la supervisione dell’architetto Maximilian von Welsch. Dal 1742 al 1744 fu costruita l’Abteikirche, la chiesa abbaziale, che incorporava le due torri occidentali a sei piani del XII secolo. I patroni erano la Vergine Maria, con i santi Simplicio, Faustino e Beatrice. Nel 1780 furono intrapresi ulteriori lavori di costruzione e decorazione, e, nel 1782 fu istallato quello che, all’epoca, era il più grande organo del mondo. L’abbazia fu disciolta nel 1803, e ceduta, con le sue terre, ai Principi di Leiningen, in compensazione per i territori occupati nel 1793 dalle truppe rivoluzionarie francesi.

Fino al 1806, il principato di Leiningen, che includeva Ämter Mosbach, Buchen, Ostburken, Königsheim e Grünfeld, ebbe sede a Amorbach. I principi lasciarono quindi la chiesa abbaziale alla parrocchia (protestante) e trasformarono gli altri edifici monastici in una residenza nobiliare (Residenz). La giurisdizione sull’abbazia e sui suoi territori passò al governo del Regno di Baviera nel 1816.

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Non è dato sapere se l’architetto Welsch che aveva imposto quella massiccia facciata di pietra calcare rossa, e, sul frontone collocato, tra le altre, una statua di San Benedetto, volle per l’interno gli importanti stucchi e gli affreschi opera degli allievi della scuola di Wessobrunner, il cui pittore principale fu Matthäus Günther. Il cancello in ferro battuto, che protegge il coro, fu realizzato nel biennio 1748-50 dal fabbro Marx Gattinger di Würzburg, che aveva già lavorato con il maestro Oegg alla recinzione della residenza di Würzburg. Il pulpito ricoperto d’oro, di Johann Wolfgang van der Auvera, del 1749 è considerato più rococò che barocco. L’imponente organo, di cui si è detto sopra, è uno Stumm: Fu costruito nel 1776-82, da Johann Philipp (1705-1776) e Johann Heinrich (1715-1788) della famiglia Stumm, nota per i suoi magistrali strumenti a canne. Nel loro lavoro ad Amorbach tentarono la realizzazione del Klangideal (“suono-ideale”), con una sintesi delle tecniche costruttive della Germania meridionale e della Francia.

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L’hardware per la produzione del suono rimase invariato per oltre due secoli. Negli ultimi anni del diciannovesimo secolo e all’inizio del ventesimo secolo, furono aggiunte altre fermate d’organo in base alle preferenze dei tempi. Dietro la facciata a 16 campi, con i suoi 124 suoni e canne alte fino a sette metri, si trovano diverse file di tubi nella loro configurazione originale e tubazioni sul petto del cursore, ricostruito nel 1982. Tutti i 14 gradi di pedali sono indipendenti e, su tre livelli, si trova la scatola delle onde, aggiunta nel 1982. L’organo ha in totale 5.116 tubi e 30 dispositivi a percussione, condivisi su 66 arresti ed è suonato da quattro manuali e una pedaliera.

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