LUCA COMERIO FOTOGRAFO E IMPRENDITORE

Immagini di documentazione e propaganda dal suo album LA CONQUISTA DELLA LIBIA

fotografie di Luca Comerio testo di Massimo Pacifico



Luca Comerio, considerato nella storia della fotografia italiana, tra i proto-fotografi di guerra e, in assoluto, il primo cineoperatore, nasce a Milano nel 1878. I genitori gestiscono un bar frequentato da molti artisti coi quali il piccolo si intrattiene volentieri. Al compimento dei dodici anni Luca è mandato a bottega dal pittore e fotografo Bernardo Croci, e nel ’94 acquista la sua prima macchina fotografica. È un modello molto semplice, del tipo detto a cassetta. Con quell’apparecchio non esita comunque a fotografare il re Umberto I in visita a Como. Invia quindi una stampa dell’avvenimento al sovrano che, apprezzando il gesto dello sconosciuto, e la qualità dell’immagine, ne ordina cinque copie. Comerio diventa dunque fotografo e nel 1898, assieme al collega Alessandro Perelli, dal 6 al 10 maggio, documenta i moti popolari di Milano e la repressione violenta messa in atto dalle truppe del generale Bava Beccaris.

Offre le fotografie realizzate a Emilio Treves, editore e direttore della rivista Illustrazione Italiana, che le acquista e le pubblica nel numero del 19 maggio. Luca in quegli anni compra anche una cinepresa Lumière e, con l’attore, mimo e trasformista Leopoldo Fregoli, realizza una serie di apprezzati cortometraggi. Nel 1907 vince le 500 lire del premio fotografico Hernemann, con le quali acquista una moderna cinepresa Pathé. Certo di poterla utilizzare al meglio, convince il Ministro della Marina, Carlo Mirabello, ad affidargli l’incarico di filmare la crociera nel Mediterraneo del re Vittorio Emanuele III. Realizza così il film documentario, e di propaganda, Viaggio del Re d’Italia in Grecia sul battello Trinacria e diventa “fotografo della Real Casa”.

Comerio dimostra intraprendenza e capacità commerciali. Fonda aziende e allestisce grandi teatri di posa. A Turro, nella periferia milanese, per la sua società, la Milano Films, attrezza uno degli studi più imponenti d’Europa (70 metri x 25), la cui copertura in vetro è ricavata dalla dismessa tettoia della stazione ferroviaria di Roma Trastevere. Alterne fortune lo portano a fondare e sciogliere diverse società, mentre non si astiene dal tentare nuove imprese. Realizza un documentario sul Giro d’Italia del 1910, filma, l’anno seguente, dal cielo, legato alla carlinga dell’aereo di Mario Caldara. Non disdegna la fotografia pubblicitaria: firma, nel 1911, le campagne della prestigiosa fabbrica di automobili Isotta Fraschini. In quello stesso anno partecipa al conflitto italo turco, la Guerra di Libia, come operatore e fotografo e, per primo, diffonde con profitto le foto degli avvenimenti del fronte.

Le fotografie di questo servizio sono tratte da quella serie. Provengono da una pubblicazione ad album, ottimamente stampata in rotocalco (dal premiato stabilimento Industriale G. Modiano – Milano), che porta il titolo de La conquista della Libia  Pro-Eroi. L’editore è presumibilmente lo stesso Comerio che sfoggia nel frontespizio un ritratto, in piano americano, di Vittorio Emanuele III e, in successione, fotografie di azioni belliche che sono troppo ordinate per non essere state “allestite per l’obiettivo” da una esperta regia. Non mancano pagine di pubblicità, anzi! Molte imprese anche costruttrici di materiali bellici investono sul libro, i cui ricavi, lo si capisce dal sottotitolo, sono destinati anche agli eroi di quella guerra e alle loro famiglie.

Il conflitto mondiale rappresenta un’ulteriore occasione di avventure per l’intrepido fotografo-imprenditore. Ottiene, unico civile, dal Ministero della Guerra l’autorizzazione ad effettuare riprese cinematografiche al fronte. Si lascia costruire una auto blindata con la quale si sposta tra i diversi campi di battaglia. Realizza filmati sull’Adamello, a Gorizia, sull’Adige e sul Brenta. La disfatta dell’esercito a Caporetto provoca però pesanti restrizioni sui permessi per filmare. E Comerio deve adeguarsi alla nuova politica di controllo delle immagini voluta dal Ministero che assicura l’esclusiva, al fronte, alla costituita sezione cinematografica del Regio Esercito.

Il dopoguerra è stagione di crisi, anche per la Comerio Films. Luca è peraltro ancora irrefrenabile. Nel 1920 sale sull’automobile del pilota Antonio Ascari per filmare la Coppa delle Alpi, gara di regolarità su strada. I due hanno un incidente e Luca, gravemente ferito, giace a lungo in ospedale. Risanato nel corpo, ma non nello spirito, tenta di nuovo di ricrearsi una fama come operatore, montatore e fotografo. Le prova tutte, ma i tempi (e la politica) sono profondamente cambiati e Luca passa da una delusione all’altra. Sempre in cerca di finanziamenti, il 7 giugno 1938, scrive persino a Mussolini e il 15 gennaio 1940 al Ministero delle Finanze, senza ottenere soddisfazione, e lo stesso avviene con l’Istituto Luce e il Centro Sperimentale di Fotografia. Deluso e senza più energie viene ricoverato nell’aprile del 1940 nell’ospedale psichiatrico di Mombello dove muore il 5 luglio.



 

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